Per un pezzo di pane – Bubanza Burundi 16 maggio 2015

C’è un bell’albero di limoni subito fuori dalla casa dove noi medici alloggiamo a pochi passi dall’ospedale. Quel giorno avevo deciso di raccoglierne alcuni da spremere ed aggiungere il succo all’insipida acqua sterilizzata con la bollitura che usiamo da bere per migliorarne così il gusto.

Provo a scuotere l’albero, poi con un lungo ramo batto sui frutti per farli cadere: inutilmente. Compare all’improvviso un uomo, probabilmente uno degli operai che stanno costruendo il muro intorno all’ospedale come voluto dalla Direttrice per ragioni di sicurezza e decoro. E’ un individuo molto magro, di bassa statura, con la pelle e gli stracci dello stesso colore della terra scura accumulata in mucchi dallo scavo delle fondamenta. Vede i miei sforzi e, rivolgendosi a me in una lingua incomprensibile che da per scontato io debba capire, indica l’albero poi, con lentezza e qualche difficoltà, si arrampica. Strappa i limoni e li getta verso di me che col naso all’aria seguo dal basso l’operazione. Sette bei limoni della qualità con la buccia spessa, profumati ma non come quelli cui siamo abituati in Italia forse perché, come ho sentito dire, la rapida crescita della pianta a questa latitudine sotto la tremenda spinta vitale che deriva dal sole e dall’acqua, non permette loro quell’arricchimento di aromi e profumi che richiede tempo e stagioni.

Raccolgo i limoni nella camicia sfilata dalla cinta tenuta per i pizzi ed usata come un sacco. Sto per allontanarmi quando l’uomo rivolgendosi a me pronuncia una misteriosa parola: “umukatie”, la ripete indicando lo stomaco evidentemente vuoto sotto il torace di cui si contano le coste. Entro in casa e chiedo il significato della parola a Pontienne (la persona ormai di famiglia che da tanti anni si occupa di noi durante le missioni), lui dapprima non capisce poi ripete la parola correggendone la pronuncia e spiega: umukatie vuol dire pane. Prendo in cucina un pezzo di pane, mi sembra poco come ricompensa, quasi mi vergogno, è dolce, fatto con una farina bianca molto raffinata e non sfigurerebbe al tavolo di un raffinato ristorante romano, esco lo do all’uomo che soddisfatto si allontana con gesti di ringraziamento.

Comincio a capire, mi vengono in mente riferimenti evangelici e poi quell’espressione “per un pezzo di pane” comunemente usata a significare “in cambio di poco, a basso prezzo”. Ma evidentemente il valore del gesto concreto in un contesto così diverso può cambiarne radicalmente il significato. Non credo che in futuro userò questa espressione con superficialità e senza riflettere.

 

Pietro Ortensi

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